Ponte di Piave

                                                                                                                        
 
Tra il '72 e il '78 cominciano a manifestarsi i problemi cardiaci che non fermano, però, l'attività giornalistica di Parise, inviato nel '77 dalla RAI con il regista Gianni Barcelloni, in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi per una serie di documentari dal titolo "Il petrolio e la vita nuova". 
Nel luglio del '79 i problemi di salute si aggravano, con l'insorgere di gravi disturbi alle coronarie e il ricovero al Policlinico Gemelli di Roma. 
Appartiene a questo momento difficile della sua esistenza, quando il senso della precarietà e del disfacimento del proprio corpo sovrastano ogni altro sentimento, un romanzo che Cesare Garboli ha definito "il romanzo di un'ossessione"1 
E' "L'odore del sangue", che Parise scrive di getto ma poi non rimaneggia né decide di pubblicare, anzi lo sigilla e archivia, quasi fosse un esorcismo la cui forza catartica, ma anche distruttiva, possa essere neutralizzata solo dalla rimozione.
Nell''86, a pochi mesi dalla morte, l'autore lo riprende in mano, ma non ci è dato sapere se avesse allora davvero intenzione di darlo alle stampe.
Il romanzo è stato pubblicato postumo nel '97 e nel 2004 ne è stato liberamente tratto un film per la regia di Mario Martone.
Ripresosi appena dalla malattia, nel settembre dello stesso anno Parise parte per il Giappone, ultimo dei suoi grandi viaggi alla scoperta del mondo. Nasce così "L'eleganza è frigida", pubblicato da Mondadori nell''81, che gli varrà il Premio Comisso a Treviso nell''83.

I ricoveri ospedalieri si fanno d'ora in poi sempre più frequenti. 
Lo scrittore è costretto dalle condizioni di salute a lasciare definitivamente la casetta di Salgareda, isolata e distante dal centro abitato, per trasferirsi temporaneamente in un appartamento a Ponte di Piave, in Borgo Sotto Treviso da lui rinominato "Borgo delle zitelle".
La "casetta rosa" viene acquistata da Leandro Rizzo, fratello del suo amico veneziano Tiziano, responsabile delle edizioni Del Ruzzante di Venezia. Leandro decide di tenerla per sè, lasciandola intatta come Parise l'aveva voluta.

Per capire lo stato d'animo di Parise nei confronti della sua casetta, poco dopo averla venduta, ricordiamo un episodio riportato da Claudio Rorato nel suo libro su Parise e Salgareda2:

"Luigi Sacchetto di Padova, cultore per hobby di fotografia, in seguito alla lettura dell'articolo "Il mio Veneto" uscito sul Corriere della Sera il 7 febbraio 1982, decide di visitare quella che Parise ha definito "la casa delle fate". 
Verso la metà di febbraio, incuriosito, raggiunge Salgareda in una bruttissima giornata di nebbia e gelo, scattando alla casetta alcune fotografie che invia in dono allo scrittore unitamente ad una lettera in cui descrive le sue impressioni. L'otto marzo, a breve giro di posta, Parise gli indirizza questa bellissima lettera per ringraziarlo:

Gentile amico, ho ricevuto la sua "cara" lettera e la ringrazio moltissimo.
Non soltanto lei mi ha commosso con le sue parole portandosi al cuore la mia cara casetta dove sono stato qualche volta molto felice. Ma ha corredato le sue parole con delle stupende fotografie.
Creda a me che me ne intendo. Non so se sia stata la magia della casa (del luogo) che effettivamente possiede o lo stato d'animo o una sua naturale vocazione ma le foto sono bellissime, bellissime perché sono "l'anima" di quella casa e di quel luogo. Si sa che molto spesso è il caso a fare delle belle fotografie, ad ogni modo esse sono degne (e mi creda perché, ripeto, me ne intendo) di Cartier Bresson, di Avedon, di Berengo Gardin, insomma dei migliori fotografi del mondo. 
Cogliere l'anima delle cose: è tutto lì. 
Mi sono permesso di darle (in prestito) all'Europeo, che mi ha fatto una lunga intervista e forse (non le posso essere preciso né darle alcuna garanzia) una ne verrà pubblicata. Dia un'occhiata a quel giornale da qui a fine marzo e forse la ritroverà. In ogni modo è stato un dono prezioso perché mai nessuno l'aveva fotografata così e Roiter, che l'aveva tentato, è lontanissimo da quell' "anima". 
Le incornicerò e le guarderà pensando al mio recentissimo passato, sano di corpo e, ripeto, spesso felice di spirito. 
E' stata venduta. 
Né il tipo di casa né le mie condizioni di salute mi permettevano di tenerla: era pressoché disabitata per la maggior parte dell'anno e il tempo l'avrebbe corrosa e distrutta. Ma lei l'ha capita, per iscritto e con i suoi occhi. Bravo. L'anima, ha colto l'anima. Le pare poco? Insomma ha fatto una piccola opera d'arte. 
Grazie infinite e molti cari saluti da Goffredo Parise.
 
Operato a Padova nel giugno dell'83 per l'applicazione di quattro by pass coronarici, la diagnosi di grave insufficienza renale costringe Parise alla dialisi e la sua salute da quel momento peggiora velocemente. 
Nel maggio dell'84 va ad abitare nella nuova casa di via Verdi 1, sede dell'attuale Casa Museo e Biblioteca Comunale.
Sarà la sua ultima casa, che restaura e arreda con i mobili dell'abitazione romana. 
Di questa casa scrive all'amico Alcide Paolini nel luglio dell' '84:

Sono con molta soddisfazione nella nuova casa, tra due giardini, bella, ampia, la prima vera casa o home della mia vita. Sono contento.
 
Audio Parte 1
 

 
 
 
 

 
 
Nell'agosto dell' '84 Parise torna ancora una volta a Parigi con Giosetta Fioroni e Omaira Rorato.
Da qui, a ventisei anni, aveva inviato il primo réportage di viaggio al "Corriere d'Informazione":

Trent'anni prima arrivi alla Gare de Lyon con sbuffi bianchi di vapore, polvere di carbone e un rimasuglio di odore della Wermacht... oggi sbarchi a un satellite dell'aeroporto De Gaulle, risucchiato da una proboscide mobile e da tappeti mobili e scale mobili...3

Su questa Parigi, così diversa da allora, invierà al Corriere della Sera sette articoli, da settembre a dicembre, col titolo "Com'è cambiata Parigi negli ultimi trent'anni".

Negli ultimi due anni di vita a Ponte di Piave, Parise continua ad intrattenere rapporti di lavoro e frequenta gli amici di sempre.
Nel febbraio dell' '86 l'Università di Padova gli conferisce la laurea ad honorem e nel suo discorso Parise parla della sua formazione di scrittore e giornalista. 
Ormai le condizioni di salute diventano sempre più gravi e anche la vista si indebolisce. 
Detterà ad Omaira gli ultimi articoli, alcune poesie e dei racconti.

Scrive di lui l'amico Moravia, venuto a trovarlo a pochi giorni dalla fine, in un afoso giorno dell'agosto 1986:
...Ad un tratto, in un breve silenzio, colgo l'occasione per dirgli che ha una bella casa. 
Allora si alza, con passo lento e affaticato mi viene vicino, e mi dice in tono di scontento oggettivo e polemico, come se non parlasse di sè stesso ma della casa: "Sì, ho una bella casa, ma sto per diventare cieco".
In questo momento si scatena il temporale già annunciato.
Il tuono rotola cupamente e poi scoppia con fresco fragore. 
Attraverso le vetrate vedo un vento furioso scuotere gli alberi da cima a fondo. 
La scultura in giardino è avvolta in una nube di pioggia. 
Quindi la luce si spegne di colpo. Vengono portate alcune candele e la conversazione riprende, avendo come sfondo il vasto fruscio dell'acquata. 
Parise sta seduto come prima di sbieco nella poltrona, fuma e poi mi domanda che cosa sto scrivendo. 
Gli rispondo che sto scrivendo un romanzo nel quale il protagonista va alla ricerca di suo padre. Poi mi ricordo che questa ricerca ha attraversato tutta la vita di Parise e provo imbarazzo. 
Ma lui mi sorride e dice affettuosamente: "Un bel tema, un tema classico".
Il 18 agosto Parise viene ricoverato all'ospedale di Oderzo e da lì trasferito a Treviso, dove muore alle nove del mattino del 31 agosto 1986. Gli sono accanto Giosetta e Omaira.
La mattina del ricovero aveva inviato il suo ultimo articolo al "Corriere della Sera".
 
...godette per un po' le "gioie della vita", incontrò, vide e amò molti occhi, pelli, le calme e le intelligenze pratiche di altre famiglie, poi cessò di godere le "gioie della vita" e di lui non si ebbero più notizie se non per sentito dire.5
 
Audio Parte 2
 

 
 
 

 
1 - C.Garboli nella Prefazione a G. Parise, "L'odore del sangue", 1997
2 - Da C. Rorato, "La casa di Goffredo Parise a Salgareda", 1970-2006, ed. Minerva,2006
3 - da "Com'è cambiata Parigi negli ultimi trent'anni", in Corriere della Sera,19 settenbre, 1984
4 - A. Moravia, "L'ultima volta nel suo Veneto", da L. Capellini, "Il Veneto di Goffredo Parise", ed. Minerva, 2006
5 - in Famiglia di G. Parise, "Sillabari", 1982